Da William Shakespeare
Produzione Kairós 2010
in co-produzione con Comune di Venezia – Assessorato alle Produzioni Culturali
e Opera Estate Festival
In collaborazione con Teatro Fondamenta Nuove
Regia
Alberta Toninato
Con
Stefano Rota, Sara Paolini, Vanni Carpenedo, Betty Andriolo
Luci
Alessandro Scarpa
Costumi
Federica Bugin
Assistenza tecnica
Piero Sartor
Produzione
Stefano Pesce
Scenografie
Realizzate con il contributo degli studenti dell’Istituto d’Arte “De Fabris” di Nove (Vicenza) coordinati dalla Prof.ssa Adriana Sasso
Note di regia
Dopo l’incontro con Il servitore di due padroni di Goldoni, un altro classico per rinnovare la volontà di conciliare tradizione e innovazione, cercando, all’interno del capolavoro universalmente noto, un nostro punto di vista, una nostra lettura, un modo di sentirci partecipi di un’opera che, se da un lato è patrimonio dell’umanità, dall’altro lato è in grado di parlare in modo diverso e privilegiato ad ogni suo lettore.
Shakespeare offre sempre l’opportunità di compiere un viaggio attraverso le sfaccettature dell’animo umano; nella Tempesta abbiamo incontrato l’amore, tra padri e figli e tra uomo e donna, l’odio cieco che genera il tradimento, la sorprendente capacità di perdonare, la fuga nell’utopia di un mondo ideale.
L’isola dove si svolge la vicenda è lo spazio della natura incontaminata, lontano dalle brutture del mondo civilizzato. E’ un luogo dove Gonzalo, uno dei personaggi minori, immagina di fondare una comunità perfetta, sufficiente a se stessa, senza sovrastrutture legali, economiche e culturali, senza divisioni e senza conflitti.
Un tema che, per interpreti e pubblico, spalanca la porta al sogno del migliore dei mondi possibili.
Il testo è ridotto al minimo per rispondere ad un metodo che parte dall’improvvisazione e dal lavoro fisico. Per dare vita ad un lavoro dove la parola ceda il posto all’azione. Dove l’intensità è cercata nella pura presenza dell’attore. Dove ci sia spazio per il movimento, per il canto, per il suono, per la centralità di oggetti e materiali con cui gli attori condividono lo spazio.
Il pubblico assiste ad una continua trasformazione a vista di corpi che cambiano identità e personaggio, alla continua trasformazione di oggetti quotidiani in elementi teatrali.
Siamo alla ricerca di un’estetica ecosostenibile che risponde all’esigenza etica di limitare la circolazione di nuovi oggetti o materiali che devono poi essere smaltiti, e all’esigenza artistica di creare la magia.
Elementi scenici e costumi sono strettamente funzionali alla messa in scena. Rispondono all’esigenza di cercare la verità, l’essenzialità. Sono fatti di materiali riciclati.
Le luci sono a led, a basso consumo, per approfondire la contaminazione tra progetto artistico e temi ambientali, perché il nostro impegno individuale e privato si riflette anche nella dimensione di gruppo e professionale.
La magia di cui è intriso il testo contamina la messa in scena, perché è la componente stilistica che da sempre cerchiamo nei nostri spettacoli.
La magia dell’invenzione.
La magia della sincerità.
La magia del cuore.
La magia della ragione che si fa arte.
La magia della combinazione tra creatività, emozione, poesia, significato.
Perché siamo alla ricerca di un teatro che faccia pensare, stupire, ridere, e piangere. Che sia rivolto sia ad adulti che a bambini e ragazzi, grazie ad un linguaggio universale, accessibile e stimolante per ogni età e ogni livello culturale. Un teatro che sia davvero per tutti.
Alberta Toninato
“Lavorano su un territorio teatrale senza confini, cercando di portare nel loro gioco scenico bambini adulti e anziani. In questo loro ultimo lavoro i componenti della compagnia veneziana Kairòs si spostano su un isola, quella descritta da Shakespeare nella sua “Tempesta” confrontandosi con uno dei testi più complessi del grande drammaturgo. […] il gruppo veneziano intende anche indagare su alcuni temi centrali dell’opera, non soltanto sulla magia […] ma anche sul tema del perdono […] il tema della libertà […] Tutto questo viene realizzato con mezzi poveri e artigianali, un grande telo, lastre di rame per i tuoni, catene su superfici di ferro per la pioggia, pezzi di legno, puntando tutto sulle tante trasformazioni dei quattro attori, su differenti registri vocali, su una ricerca fisica e gestuale, in un catalogo di invenzioni che tentano di ricostruire nel modo più diretto le mille allusioni poetiche e fantastiche del genio shakespeariano”.
Intervista di Antonio Audino, Una Tempesta a Venezia, RaiRadio3, dicembre 2010.